Vecchietto a chi? Che l’età sia solo un numero ce lo ricorda, tra le altre cose, lo sport. Ci sono atleti che, dedicando la loro vita alla competizione, curano il proprio corpo come un tempio da venerare e riescono ad alimentare la propria mente con sfide sempre nuove. Cristiano Ronaldo, certo, emblema della sehnsucht sportiva, del desiderare oltre il desiderabile. Ma ci sono anche storie minori – non ce ne vogliano – e altrettanto speciali. Egualmente potenti per la loro capacità di sbloccare un universo immaginifico: quello dei nonni del calcio. E ne parliamo proprio oggi, in occasione della festa dei nonni.
Marco Ballotta
Marco Ballotta è l’emblema della longevità nel calcio. Portiere italiano classe 1964, è entrato nella storia come il giocatore più anziano a disputare una partita di Champions League: era il 2007, la sua età era di 43 anni e 252 giorni, e una Lazio modesta pareggiava all’Olimpico contro il Real Madrid. La carriera lo ha visto protagonista nella sua Emilia (Parma, Bologna, Modena) ma soprattutto nella Lazio. Dopo il ritiro, poi, a proposito di spostare i confini sempre più in là, non ha smesso di stupire: si è reinventato attaccante nelle serie dilettantistiche, segnando anche diversi gol con il Calcara Samoggia. Un vero nonno del calcio, capace di sfidare i limiti dell’età con grande spirito competitivo.
Essam El-Hadary
Come non menzionare Essam El-Hadary. Portiere egiziano leggendario, classe 1973, El-Hadary ha fatto la storia nel 2018 diventando il calciatore più anziano a giocare in una Coppa del Mondo, all’età di 45 anni e 161 giorni, durante il torneo in Russia. La sua carriera, iniziata negli anni ’90, è stata un susseguirsi di trionfi, in particolare con la maglia dell’Egitto, con cui ha vinto ben quattro Coppe d’Africa. Il suo rigore parato durante il Mondiale contro l’Arabia Saudita è una testimonianza vivente del fatto che l’età non sia, fatalisticamente, un ostacolo alla grandezza.
Kazuyoshi Miura
“Ognuno vive nel suo tempo”. King Kazu, all’anagrafe Kazuyoshi Miura, deve aver letto questa frase da qualche parte e, a scanso di equivoci, deciso far suo tutto il tempo possibile su questa terra. Con lui, infatti, non esiste un prima e un dopo. Miura ha sempre giocato – e gioca ancora – a calcio. Quella del classe 1967 è una carriera che si estende su cinque decenni. Un cammino dell’eroe che lo ha portato a toccare tappe importanti, passando dal Brasile, dove ha affinato il suo talento, fino all’Europa, approdando anche nel nostro calcio. La sua esperienza al Genoa è stata piuttosto breve ma comunque memorabile come memorabile è un gol segnato in un derby: è ai cugini blucerchiati, infatti, che Miura ha siglato il suo unico gol italiano. Ma è in Giappone, con la maglia dello Yokohama FC, che è diventato un’icona immortale del calcio. Nel 2017, a 50 anni, ha segnato un gol in un match di campionato, battendo il record di Pelé per longevità e continuando a stupire con la sua condizione fisica e mentale impeccabile. Un bomber eterno.
Di Giovanni Manco.