Cosa sono gli Open Innovation Center?

L’Open Innovation è lo scenario ideale per il raggiungimento e la creazione di nuove opportunità di business propedeutiche alla creazione di maggiore produttività. Si basa sulle relazioni tra azienda e soggetti esterni, in primis Università e le supply chain integrate. Il passaggio da innovazione chiusa a Open Innovation mette in discussione le caratteristiche sulle quali le imprese tradizionali hanno basato la propria egemonia per decenni, con effetti anche sulla trasformazione dei modelli di business. Io sostengo che l’innovazione chiusa non esiste più oppure è di fatto non più sostenibile, e che l’innovazione aperta sia il modo più corretto per fronteggiare i cambiamenti del mercato, e passare dal nanismo imprenditoriale a ecosistemi competitivi in grado di attrarre tutte quelle risorse e tecnologie che le aziende da sole non sono in grado di attrarre.

Quale prezzo pagheremo dopo il Covid? Economico, sanitario, emotivo, culturale, sociale, scolastico?

Il Covid-19, come tutte le crisi, ha accelerato una crisi di sistema che già era economica, sanitaria, culturale e sociale, perché le imprese italiane, pubbliche e private, non sapevano neppure che la quarta rivoluzione industriale era arrivata, usavano le nuove tecnologie solo in modo passivo, da consumatori, e non in modo attivo; la classe dirigente non ha prodotto piattaforme digitali ne in ambito sanitario né in ambito scolastico e soprattutto il sistema universitario non sta formando i nostri giovani su quelle che saranno le professioni di domani. Il prezzo più grande che potremmo pagare dopo il Covid-19 è ripartire con le nostre imprese così come le avevamo prima, è cambiato il mercato, sono cambiate le tecnologie, se non comunichiamo il cambiamento in atto e se non saremo in grado di cambiare, gran parte del tessuto economico del paese potrebbe essere non competitivo. Per questo, il libro Open Innovation, che in modo serio e concreto rappresenta uno strumento per gli imprenditori, manager e professionisti che decidono di investire su se stessi senza aspettare dall’esterno e tantomeno dal pubblico soluzioni e indicazioni che non sono in grado di dare.

Il resto dell’intervista qui

©CONVENZIONALI

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