Federico come hai vissuto la tua nomina a direttore editoriale della nostra collana sportiva? 
L’ho considerato un grande riconoscimento da parte della casa editrice e in un certo senso anche un grande passo in avanti per la mia carriera. 

Cosa intendi? 
Che in questi anni mi sono accorto che mi interessano le mie storie, ovviamente. Cercarle, raccontarle, farle arrivare al più alto numero possibile di persone, ma anche che mi interessano le storie degli altri. Ho capito che è un lavoro diverso ma altrettanto bello e importante aiutare scrittori e giornalisti a sviluppare idee e concetti. Farli guardare in altre direzioni, stimolarli a osservare le cose in maniera differente. 

Cosa cercherai nei libri futuri che lavorerai per noi? Voci nuove e talentuose che hanno solo bisogno di un aiuto per uscire allo scoperto e far vedere al mondo la loro qualità. Siamo circondati da storie, bisogna solo trovare quelle giuste… e le giuste persone che sappiano raccontarle. Alla fine, se vuoi è il bello e al tempo stesso il difficile di questo ruolo. 

Ci puoi anticipare cosa vedremo nei prossimi mesi? 

Usciranno due libri di cui siamo molto orgogliosi. Uno ci farà vedere e  leggere il calcio in una maniera nuova e “pop”, mentre l’altro è in un certo senso un mattone fondante della casa editrice, sempre attenta alla diversità e allo sport come strumento di inclusione sociale. Entrambi i libri sono scritti benissimo e avranno delle prefazioni eccezionali! Ma non posso dire di più! 

C’è un obiettivo che ti sei dato? O un’indicazione che seguirai? 
L’indicazione è semplice ed è quella di leggere i libri su cui lavorerò con la curiosità del lettore e di immaginarli sul mercato con la lungimiranza giornalistica. L’obiettivo invece è più arduo. Voglio trovare nuove voci femminili che raccontino lo sport. Voglio che il linguaggio e la narrazione sportiva sfondino il cosiddetto soffitto di cristallo perché ci sono tantissime scrittrici e giornaliste che raccontano lo sport e le storie ad esso collegate. Dobbiamo uscire dalla visione che questo tipo di scrittura abbia un genere dominante, quello maschile.  

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