Prologo.

Un giorno di febbraio, di quasi fine millennio. C’è il sole, ma cerchiamo la neve.
Zio Paperino e i suoi adorati nipotini si trovano in montagna. Alloggiano in una splendida baita di proprietà di Zio Paperone. Ovviamente il vecchio zione non li ha mandati fin lì per gozzovigliare. I quattro pennuti hanno un preciso compito: devono capire se l’area che circonda la baita sia adatta all’installazione di un grande ripetitore televisivo, ovviamente di proprietà Paperon De’ Paperoni. Finito il sopralluogo zio e nipotini sono pronti a riscendere verso Paperopoli, ma accade qualcosa. Una forte nevicata blocca le strade e impedisce ai nostri quattro eroi in piume e ossa di rientrare in città nei tempi prestabiliti. Poco male, sarà l’occasione per godersi un po’ di tranquillità montana. Perché non organizzare una gita?

Sembra una buona idea, ma è proprio durante l’escursione che i quattro fanno un preoccupante incontro: ci sono anche i Bassotti in alta quota e sembrano essere in cerca di qualcosa di molto prezioso. Di cosa si tratterà?

Questo, ricostruito alla buona, è il soggetto di Paperino e la torta nevosa, una storia uscita il 17 febbraio del 1998, sul numero 2203 di Topolino. Perché ne stiamo scrivendo? Perché questo soggetto fu pensato e scritto da Deborah Compagnoni e comparve in uno dei numeri del “Topo” usciti durante le Olimpiadi invernali di Nagano, in Giappone.

E poi ne stiamo scrivendo perché, in un certo senso, Topolino è sempre stato presente nella carriera della Compagnoni, dagli esordi internazionali all’ultima Olimpiade, testimone silenzioso e curioso di una meravigliosa carriera. Ultimamente in Italia abbiamo sentito parlare di Topolino come termine di paragone sminuente. Frasi come «Ma dove lo hai letto, su Topolino?», «Ma dove scrive quel giornalista, su Topolino?» hanno inquinato la discussione pubblica facendo perdere di vista a molti il vero compito di questa rivista. Dentro quelle pagine, talvolta ruvide e porose, talvolta lucide e scivolose si nasconde l’essenza di Topolino e di storie come Paperino e la torta nevosa. Leggere Topolino significa crescere un po’ di più verso l’età adulta, un numero alla volta, settimanalmente. O tornare bambini saltuariamente, quando davanti a una bella copertina non si riesce a dire di no e si trova il tempo di leggerlo tutto, magari la sera mentre si prepara una nuova giornata di lavoro o a letto prima di addormentarsi. Riconoscere l’importanza che per adulti e bambini riveste quel piccolo albo che da quasi cento anni insegna a leggere, ma anche il sarcasmo, l’ironia e la dolcezza a decine di generazioni significa comprendere il contesto in cui è ambientata questa storia. Significa capirla, la storia. Significa comprendere l’elegante grandezza di un’atleta come Deborah Compagnoni.


1985: L’anno in cui tutto deve ancora iniziare, ma tutto è già previsto

Si chiamava Trofeo Topolino. Usiamo un verbo passato perché oggi non esiste più. Nacque nel 1957, sotto l’egida di Disney Italia, da una felice intuizione di – pensate un po’ – Mike Bongiorno (da sempre grande appassionato di montagna e sci alpino) e del giornalista sportivo Rolly Marchi. È il 1958, grazie al Festival di Sanremo tutti si innamorano di Nel blu dipinto di blu e a Courmayeur va in scena la prima edizione del Trofeo Topolino. L’evento negli anni transitò per diverse vallate e location, restando però quasi sempre ancorato al Trentino. Dagli anni Settanta venne riconosciuto come criterium internazionale, diventando a tutti gli effetti una sorta di mondiale giovanile arrivando a contare – nei momenti di massimo splendore – centinaia di atleti provenienti da ogni continente. Il Trofeo Topolino era solito tenersi nella terza settimana di febbraio. Come nella terza settimana di febbraio uscirà qualche decade più tardi Paperino e la torta nevosa.

Siamo agli inizi del 1985, l’anno è iniziato da poche settimane e in tutta Italia si sta registrando un record di freddo e gelo. Nevicate che entreranno nella storia colpiscono la Sardegna e i termometri calano a picco ovunque toccando minimi storici, come il -23 di Firenze. Insomma, all’inizio del 1985 c’è un tempo da lupi, un tempo perfetto per dedicarsi agli sport invernali, basta solo avere un po’ di coraggio e di equilibrio. Del 1984 che ci si è lasciati alle spalle resta quell’alone di mistero dovuto all’omonimo romanzo distopico di orwelliana memoria. Resta la morte di Enrico Berlinguer e l’oscuramento dei canali Fininvest che rivelarono l’assenza di una legge italiana sulle emittenti private. Negli anni, per il Trofeo Topolino, sono passati nomi come Marc Girardelli, Gustav Thöni, Alberto Tomba, Giorgio Rocca, Denise Karbon, Lindsey Vonn. In quel 1985 al Topolino indossò gli sci anche una quattordicenne di Bormio.
All’epoca il suo nome, Deborah Compagnoni, non diceva quasi niente a nessuno. Ma quell’anno vedendola scendere – anche se non vinse – furono in molti a giurare che se sarebbe sentito parlare: però, mica male ‘sta Compagnoni!

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