Alcuni libri sono così pregni di vita da non poter lasciare indifferenti, “Vittorie Imperfette” (Lab DFG, 2020) è uno di questi. L’autore, Federico Vergari, già vincitore del premio ‘Messaggero dello sport 2019’ con “Le sfide dei Campioni. Emozionanti imprese tra i grandi dello sport” (Tunué, 2019), con uno stile fresco e immediato propone in questo nuovo lavoro venti storie di atleti che in un modo o nell’altro ce l’hanno fatta, riuscendo a non risultare banale anche quando parla di sportivi dei quali molto è già stato detto.

Così il lettore tra una curva con Marco Pantani, un getto del peso con Assunta Legnante, una bracciata in compagnia di Federica Pellegrini o un rovescio con Novak Djokovic, può scoprire storie meno note come quella della giovanissima tuffatrice Chiara Pellacani, già due volte campionessa europea, che seguono umilmente la scia di mostri sacri come Alex Zanardi o Michael Jordan.

E’ una carrellata di vita quella che ci propone Vergari, dove non si parla solo di sport, piuttosto di guerre, infortuni, battaglie per far in modo che i diritti siano gli stessi per tutti, infortuni che sebbene devastanti hanno regalato un secondo tempo, come nel caso del ex-calciatore Luca Zavatti, oggi allenatore della squadra di calcio amputati di Lecce.

Perché la vita è qui, proprio davanti a noi che possiamo scegliere di arrenderci, di chinare il capo, o tenere la testa alta anche se, come nel caso di Assunta Legnante, non vediamo più la luce. Racconti che rivelano le difficoltà e i sacrifici che il mondo patinato occulta dietro a medaglie o copertine, perché la storia di ogni sportivo è la storia di rinunce, privazioni, di sacrifici che possono venir resi vani senza preavviso alcuno. Venti vite, un piccolo universo dove, come satelliti, i protagonisti vibrano all’unisono creando un vortice di energia e riscatto.

Lo sport è stato la mia salvezza, ragazzino segnato da gravi problemi di salute, bullizzato perché diverso nel modo di muovermi, tra le pareti di una palestra ho costruito il mio microcosmo, il mondo nel quale volevo vivere ricusando la realtà circostante. I compagni di squadra sono stati l’ancora di salvezza alla quale aggrapparmi nei momenti di sconforto e il riuscire così bene nel gioco della pallavolo per la prima volta mi ha regalato la consapevolezza che quel corpo difettoso, causa di tutti i miei drammi, era anche in grado di fare qualcosa di buono. Senza lo sport forse non sarei qui oggi, sicuramente non sarei l’uomo che sono.

Questo può dare un’idea di quanto apprezzi il messaggio mandato da questo libro. Eppure il pregio del testo non sta solo nel raccontare storie di atleti che si sono risollevati dopo infortuni o difficoltà, piuttosto nel gridare che la vita vale sempre il coraggio della resistenza. La parafrasi che Vergari fornisce dà spunto e speranza per un’esistenza consapevole, condotta sulle proprie gambe, anche se fisicamente ne siamo stati privati. Il suo è un libro di dolore, ma soprattutto di speranza e d’esempio, che sono certo aiuterà molte persone.

Vorrei abbinare a questo libro l’aloe vera, una pianta resistente, che non necessita di cure particolari, e che in sé racchiude un forte potere di guarigione. Può essere infatti usata per lenire bruciature o piccole ferite in modo molto semplice incidendo la foglia e estraendone il liquido bianco.

Oppure viene prescritta per alleviare i fastidiosi effetti della chemioterapia e depurare l’organismo dal veleno messo in circolo per uccidere le cellule tumorali. Ma questi sono solo alcuni esempi dei molteplici utilizzi che se ne possono fare. Ne piantai una talea senza troppa convinzione nel mio giardino e, a dispetto delle poche attenzioni che le ho dato, col tempo è cresciuta sorprendendomi con una fioritura inaspettata. Quindi se volte una pianta poco impegnativa ma di certo utile l’aloe vera fa al caso vostro.

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